
La serie Interferenze parte da un’indagine acustica di un luogo naturale – e non naturalizzato – in cui i suoni possono distinguersi gli uni dagli altri, dove il passaggio dell’uomo è quello fatto sulle proprie gambe, dove il soggetto del racconto è quel mondo limpido, lontano dalla frenesia della città che per la sua importanza semantica entra sotto forma di immagine nella realtà urbana, sovrapponendovisi.

Le fotografie interrogano il fruitore permettendogli di concentrarsi sul suono percepito e richiamabile alla mente attraverso l’osservazione e il ricordo, proponendosi come possibilità di interferenza con il reale.

Il progetto chiama in causa tanto il patrimonio insito nel bagaglio culturale dell’osservatore – in questo esperienze legate ai ritmi lenti della natura e alle sue sonorità – quanto la sensibilità e la capacità di estraniarsi dalla velocità cittadina, di creare uno spazio di ascolto.

